Da domani, ancora più restrizioni per gli italiani non in possesso del Green pass. Con il decreto-legge del 23 luglio 2021 è stato prorogato lo stato d’emergenza sanitaria fino al 31 dicembre 2021, stabilendo l’obbligatorietà della certificazione verde per l’accesso ai luoghi di ristorazione al chiuso, palestre, cinema, teatri, musei, stadi e palazzetti per eventi sportivi o concerti.
Attualmente, è possibile svolgere queste attività se in possesso di certificazioni verdi Covid-19, comprovanti l’inoculazione almeno della prima dose vaccinale Sars-CoV-2 o la guarigione dall’infezione da Sars-CoV-2 (validità 6 mesi); oppure con l’effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo al virus Sars-CoV-2 (con validità di 48 ore).
Qual è il nodo che sta generando polemiche e divisioni?
Non vi sono affermazioni esplicite, eppure sembra che il testo di legge vada interpretato nella direzione di un vero e proprio obbligo vaccinale.
L’alternativa al vaccino è sottoporsi a tampone ogni volta che si voglia pranzare o cenare al chiuso, ad esempio, o andare in palestra o al cinema. La categoria dei no-pass fa leva sulla presunta lesione dell’art. 32 della Costituzione, che recita così:
«La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».
Diritto alla salute: diritto individuale o interesse collettivo?
L’ago della bilancia pende proprio in quel confine sottile del diritto alla salute tutelato sia come diritto individuale che come interesse della collettività. Dinnanzi ad interessi confliggenti è necessario applicare i principi di bilanciamento, ragionevolezza e proporzionalità. Se leggiamo, infatti, il decreto-legge in esame con la lente di questi principi sarà chiaro che non vi sono violazioni di diritti fondamentali.
Per quanto scomoda sia, la misura del governo offre comunque un’alternativa, quella di sottoporsi ad oltranza a tamponi o di evitar alcune attività.
Il decreto-legge prevede anche multe per chi non rispetta le norme: si va dai 400 ai 1000 euro, sia per i cittadini disobbedienti che per le strutture obbligate a effettuare i controlli.
Nuova stretta per il mondo della scuola
È con il decreto-legge n.111/2021 del 6/08/2021 che il governo ha dato, però, un’ulteriore stretta alle regole per il Green pass. Con l’ultima misura normativa, infatti, dal primo settembre, per l’esercizio in sicurezza delle attività scolastiche, dell’università e dei trasporti, i professori e gli studenti che torneranno in classe dovranno avere il Green pass. Per i trasporti, la certificazione verde sarà richiesta per i mezzi (treni, pullman e traghetti) a lunga percorrenza.
La scuola – di ogni ordine e grado – torna in presenza. Deroghe saranno consentite soltanto a singole istituzioni scolastiche o specifiche aree territoriali a seguito di provvedimenti dei Presidenti delle Regioni, delle province autonome di Trento e Bolzano e dei sindaci, adottabili nelle zone arancioni e rosse e in circostanze di eccezionale e straordinaria necessità dovuta all’insorgenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus SARS-CoV-2 o di sue varianti.
Intanto, il governo ha portato a casa già un primo parziale risultato positivo: le prenotazioni del vaccino sono balzate da una percentuale compresa tra il 15 ed il 200% a seconda delle regioni.
E voi, come la pensate?